E’ il nostro primo giorno sul suolo nipponico, e non facciamo altro che guardare a destra, a sinistra, ovviamente in alto (vista l’infinita quantità di grattacieli) e in basso (sì, perché anche a terra si trovano cose pronte a catturare la tua attenzione!) rimanendo a bocca aprta ad ogni passo.

Il cielo è plumbeo e l’aria di certo non è poi così pulita, ma il grigiore delle nuvole è un contrasto eccellente per i coloratissimi cartelloni pubblicitari dei grattacieli.
Avete presente tutti quei film in cui sui palazzi a vetri vengono trasmesse pubblicità e canzoni direttamente in piazza? Ecco, per tutto il tempo con il naso all’insù, abbiamo avuto la sensazione di trovarci nel bel mezzo di una ripresa cinematografica!

Al contrario delle musiche e degli stacchi pubblicitari, in questa città, con i suoi 10 milioni circa di abitanti, c’è molto silenzio, interrotto di tanto in tanto dalle risate delle ragazzine con le peculiari divise scolastiche.

Non sappiamo se definire Tokyo un bijou, ma sicuramente possiamo dire che è affascinante sotto ogni punto di vista: dal quartiere del sesso e del divertimento, gestito dalla Yakuza, Kabukicho; passando per il “vicolo della pipì”, Omoide Yokocho, che ha conservato questo soprannome poco “invitante” per via della sua storia, quando i bagni pubblici non erano poi così comuni, e fuori dagli “izakaya”, i clienti si lasciavano andare dopo aver mangiato e bevuto; fino al quartiere del Metropolitan Government Office, già pronto per il Giochi Olimpici del 2020.

Non è insolito trovare case tipiche letteralmente circondate e sormontate da enormi grattacieli di oltre 30 piani, segno di un Giappone tradizionale resiliente che non vuole lasciarsi spazzare completamente via dalle luci al neon e dalla modernità.